«Nel mio lavoro parlo dei social e di adolescenti annoiate che si “postano” su Instagram, parlo di me e di come mi rapporto all’universo digitale, parlo del mio corpo, di come mi vedo allo specchio e di come vorrei che mi vedessero gli altri.»
Nella contemporaneità di Armadilly il rapporto con in proprio corpo davanti a uno specchio e dinanzi lo sguardo degli altri, si complica in relazione alla vetrina fotografica dei social network. Instagram e la sua gallery ,in particolar modo, costituiscono quel biglietto da visita che la società impone.
Sono dinamiche sociali perfettamente descritte con marcata ironia ed estrema efficacia negli arazzi di Armadilly; l’artista, infatti, non si rivolge alla tradizionale tela ma si esprime attraverso una pittura – per così dire – intessuta sulla tela. Le sue vignette ricamate danno vita ad un singolare connubio tra il linguaggio pop, arricchito di un gusto kitsch e contenuti social associati alla cultura trash.
Sono opere “figlie del proprio tempo”, specchi in tessuto nei quali lo spettatore può riflettersi; la forza magnetica di questi lavori risiede nella capacità di trasmettere un senso di appartenenza dovuto alla condivisione di precise dinamiche sociali: l’individualismo che sfocia nella disgregazione sociale, l’ansia di piacere a tutti i costi, i canoni estetici e comportamentali somministrati dagli influencer sui social.
Gemma Gulisano