Franco Villoresi (Città di Castello (PG), 9 sett. 1920 – Rigutino (AR), 29 sett. 1975), pittore tra i più noti ed apprezzati dell’immediato secondo Dopoguerra, fu artista colto e poliedrico (fu anche scrittore). Frequentò a Roma il Liceo classico e la Facoltà di giurisprudenza (senza conseguire la laurea), ma i suoi interessi furono inizialmente letterari.
Fu la conoscenza, a fine anni ’30, con Curzio Malaparte, a dargli le prime possibilità di lavorare (come correttore di bozze e, successivamente, come collaboratore della rivista “Prospettive”). Antifascista, dopo l’8 settembre 1943 si dette alla macchia in Toscana, nei pressi di Arezzo, e prese contatto con i nuclei della Resistenza. Ricercato, fuggì in Veneto, dove rimase fino al 1945. In quegli anni, fondò e diresse la rivista “Insurrezione”. Fu nell’autunno del 1945 che, giunto a Roma, espose, (in occasione di una mostra sul disegno contemporaneo alla galleria “Il Cortile”) i disegni e gli acquarelli realizzati negli anni da partigiano.
Altra amicizia fondamentale per VIlloresi fu quella con Mario Mafai, che lo ospitò nel suo studio. Gli anni ’50 furono quelli della consacrazione, coronata con la mostra personale presso la galleria “Vetrina”, curata da proprio dal suo sodale Mafai. Seguirono numerose mostre in Italia e all’estero (conquistando anche il collezionismo americano, trainato dal grande regista John Huston). Nel 1958, in seguito ad un grave incidente automobilistico, decise di trasferirsi nei pressi di Arezzo (città dove aveva vissuto l’infanzia), a Rigutino, paese dove rimase fino alla morte.
I soggetti più noti di Villoresi (nebbiose periferie, operai in uscita dalle fabbriche, scorci urbani e suburbani), furono anche i più amati dai collezionisti, ma egli esplorò anche altri soggetti (noto il ciclo delle maschere) spingendosi fino all’informale (i collages), riscuotendo grande successo di pubblico e critica, consacrandosi come artista completo, a dispetto di chi lo aveva definito soltanto “crepuscolare”. La Galleria d’Arte Piero Della Francesca, che è da sempre una delle gallerie di riferimento di Villoresi, gli ha dedicato tre mostre personali, tra cui un’importante antologica.