Nel 1959 si trasferisce a Parigi dove segue i corsi nella scuola di incisione di William Hayter. Frequenta inoltre l’Ecole du Louvre e un corso di mosaico con Gino Severini e il suo assistente, Riccardo Licata. A Parigi ha contatti con importanti artisti: Tancredi Parmeggiani, Alain Jouffroy, Errò, Jean-Jacques Lebel; incontra anche artisti affermati come Roberto Matta, esponente del surrealismo, e Wilfredo Lam. È grazie a Tancredi che, nel 1960 riesce a esporre per la prima volta, alla Galerie Bellechasse, con quadri di evidente influenza surrealista.
Nel 1961 rientra in Italia per il servizio militare. Grazie ad Antonio Carena, artista torinese proprietario della Galleria L’Immagine, realizza la sua prima mostra personale, con quadri che risentono ancora del periodo parigino. Nel 1962, Enrico Crispolti gli organizza una mostra a Venezia alla Galleria Alpha dove presenta una serie di quadri particolari: grandi scritte con, all’interno di ogni lettera, figurine che possono ricordare i codici miniati. Risale al soggiorno a Roma la collettiva alla galleria Arco d’Alibert, nel 1968, poi alla Galleria Torre di Torino. Nel 1969, sempre presso la Arco d’Alibert, con Ittiodromo mostra dei pesci veri con sangue. La sua opera Mamma, Agnelli e Porcòdio, presentata a Roma dopo essere stata esposta in una galleria di Brescia, viene sequestrata e Mondino viene condannato a pagare una multa per blasfemia.
Nel 1972 ritorna a Parigi, in attesa che la sua pittura venga rivalutata. Lo stesso anno, alla Galleria L’Uomo e l’Arte di Milano vengono riproposti i 12 King. Mondino lavora a Parigi dalla fine del 1973 a tutto il 1980; questo impegno si concretizza nella partecipazione alla Biennale di Venezia del 1976. Affascinato dalla cultura orientale, presenta nel 1990 da Sperone Westwater a New York una serie che “ritrae” trentasei sultani tutti vissuti tra il 1200 e il 1920.
Seguono, tra le altre, la mostra alla Fondazione Mudima di Milano, a Chicago, Ginevra, Parigi, Vienna, Londra. Dell’ambito orientalista fa anche parte la realizzazione di tappeti sovrapposti in composizioni a parete, con colori vivaci e realizzati su eraclite, un materiale industriale utilizzato nell’edilizia.
Nel 1993, alla Biennale di Venezia curata da Achille Bonito Oliva, in una sala personale presenta una serie di quadri di grandi dimensioni che rappresentano i dervisci nell’atto di danzare; in quell’occasione, autentici dervisci hanno danzato davanti al pubblico.