Elica Balla è la minore delle due figlie di Giacomo Balla.
Così come la sorella Luce, anche il nome di Elica deriva dalla passione di Giacomo per le nuove tecnologie; infatti, nel 1914, l’anno della sua nascita, introduceva in pittura il tema dell’aeroplano Caproni, per firmare più tardi, nel 1929, il Manifesto Futurista dell’Aeropittura.
Condivise con la sorella anche la scelta di vita appartata e la collaborazione artistica con il padre, trasformandone le idee in oggetti d’arte applicata e decorazioni per casa Balla a via Oslavia, un ambiente futurista in perenne trasformazione. Rispetto a Luce si propose però con maggiore determinazione come artista autonoma.
Partecipò da giovanissima pittrice futurista, con lo pseudonimo di Ballelica, alla mostra Trentatré artisti futuristi alla Galleria Pesaro di Milano nel 1929, alla XVII Biennale di Venezia del 1930, alla Prima mostra di Aeropittura del 1931. Nel 1935 espose con il padre e la sorella alla Galleria d’Arte L’Antonina, mentre nel 1942 tenne una personale al Lyceum Romano.
Come testimoniato da molti dei titoli dei dipinti presentati in quell’occasione (Preludio di temporale, Sonno tranquillo, Lionella pensosa, Sorriso di primavera, Melanconia), lo sguardo di Elica verso la realtà naturale o i motivi ispiratori della pittura di figura era di ispirazione sentimentale. Evoca questa concezione lirica anchel’intimista ritratto di giovane intitolato Ispirazione, dove un giovane poeta è intento a fissare parole rivelatrici su un brogliaccio di carte all’ora dell’imbrunire, in un suggestivo parco romano. I rosati e i colori pastello sono stesi con disinvoltura e cifra espressiva attraverso la tipica pennellata divisionista, che rimandava anche a tanta pittura del padre Giacomo di cui più tardi Elica sarebbe divenuta biografa (Con Balla, 3 voll., Milano 1984-86).