Figlio di un appassionato fotografo dilettante, Giacomo Balla fin da piccolo è attratto dall’arte, ama disegnare e studia violino.
Fondamentalmente autodidatta, nella ricerca del suo stile artistico, si lascia influenzare dagli Artisti Divisionisti che frequenta, ed i suoi primi lavori accumunano il divisionista allo spirito positivista. I temi che Balla affronta sono umanitari, ma nel contempo sono occasioni di sperimentazione sugli gli effetti della luce sia naturale che artificiale.
Tra il 1912 e il 1914 Balla è a Dusseldorf per la decorazione di casa Lowenstein.
A livello teatrale è veramente innovativa la scenografia che Giacomo Balla realizza nel 1917 per il balletto “Feu d’artifice” con musica di Igor Stravinskij, in cui la presenza umana viene sostituita dall’alternarsi ritmico delle luci.
Nella “Exposition Internationale d’Arts Décoratifs” di Parigi (1925), a cui partecipa insieme a Fortunato Depero ed Enrico Prampolini, i suoi arazzi vengono premiati.
Durante i primi anni Trenta Giacomo Balla, abbandona progressivamente il futurismo per tornare ad un certo Realismo naturalistico, convinto che l’arte pura debba esprimere un realismo assoluto, senza il quale si cadrebbe in forme ornamentali e decorative.
Nonostante un breve periodo negli anni Cinquanta, in cui le sue opere futuriste furono apprezzate dalla generazione più giovane di pittori astratti, il gruppo “Origine” che allestì una mostra dei suoi dipinti nel 1951, Giacomo Balla rimase un pittore figurativo fino alla morte avvenuta a Roma l’1 marzo 1958.