Dopo aver frequentato le scuole “Reali” ed essere stato introdotto dal cugino Guido Grimani negli ambienti artistici della sua città natale, si trasferisce attorno al 1898 a Milano (luogo deputato allo sviluppo dell’istruzione professionale, dell’arte applicata all’industria e quindi della moderna pubblicità), dove viene assunto alle Officine Ricordi come litografo, dal conterraneo e all’epoca già affermato cartellonista Leopoldo Metlicovitz.
Nel 1899 il litografo Edmondo Chappuis lo invita a Bologna dove inizia a produrre cartelloni pubblicitari e, in seguito, copertine, illustrazioni e schizzi per varie riviste – tra cui “Italia Ride” (1900) – ed è tra i fondatori di “Fantasio” (1902), svelando un altro aspetto della sua poliedrica personalità artistica.
Nel 1900 è premiato all’Esposizione Universale di Parigi con la medaglia d’oro e negli anni successivi collabora alle illustrazioni degli albi strenna di “Novissima” (Milano e Roma, 1901-1913) e dal 1906 a “Il Giornalino della Domenica” di Firenze.
Nel 1906 vince il concorso per il manifesto celebrativo del Traforo del Sempione, che però non verrà mai dato alle stampe.
Nel 1911 è chiamato a Monaco di Baviera dove sostituisce Reznicek come disegnatore nella redazione di “Simplicissimus” per illustrare la moda e la mondanità.
Tra il 1917 e il 1919 lavora a Torino per varie aziende (Fiat, Alfa Romeo, Pirelli, Carpano e Assicurazioni Generali) producendo anche molti cartelloni per il cinema.
Tra il 1920 e il 1929 realizza i manifesti per “La Rinascente” di Milano, stampati dalle Officine d’Arti Grafiche Gabriele Chiattone, e nel 1922 diventa direttore artistico dell’Igap.
Nel 1920 e 1922 partecipa anche alla Biennale di Venezia.
Nel 1930 esegue il famoso manifesto per i copertoni Pirelli.
Nel 1925 è presente a Monza alla II Biennale di Arti Decorative e a Parigi all’Esposizione Internazionale delle Arti Decorative e Industriali Moderne, dove espone cartelloni eseguiti per Chappuis nella sezione italiana di “Arte della via”, meritando la medaglia d’oro.
Dalla fine degli anni ’20 prevale l’attività di illustratore dove Dudovich accoglie alcuni assunti novecentisti nella resa delle masse con un accennato chiaroscuro, pur senza abbandonare la tradizionale eleganza del suo segno grafico.
Negli anni ’30 collabora a “Dea” (1933), a “Mammina” (1937), a “Le Grandi Firme” e a “Il Milione” (1938). Tra il 1931 e il 1932 realizza la decorazione a fresco della sala mensa del Ministero dell’Aeronautica a Roma.
Nel 1936 e nel 1937 soggiorna in Libia, dove torna nel 1951.