Sergio Vacchi

Castenaso, 1º aprile 1925 – Siena, 15 gennaio 2016

Sergio Vacchi viene fin da bambino mandato a studiare a Bologna dove frequenta il liceo classico al Collegio San Luigi dei Padri Barnabiti. Di carattere solitario e inquieto, legge molto. Si iscrive a Giurisprudenza ma dopo due esami lascia l’università per dedicarsi a tempo pieno alla pittura.

Nel 1951 espone la sua prima personale alla Galleria del Milione di Milano.

Infatuato della pittura di Van Gogh, subisce fortemente l’influenza del Picasso di Guernica e del post-cubismo, appassionandosi del connubio tra ricerca formale e impegno sociale.

Tra il 1952 e il 1955 abbandona le suggestioni picassiane a favore del naturalismo, abbracciando gli insegnamenti del Cézanne delle vedute della montagna di Sainte-Victoire, dedicandosi ad un dialogo solitario con la natura e con la luce naturale, dipingendo paesaggi padani.

Gli anni settanta e ottanta sono intensi di lavoro e manifestazioni: si susseguono numerose le esposizioni nelle gallerie italiane e aumentano i saggi critici di storici e amici. 

Nel 1996 la Galleria Spazio Italia di New York organizza una personale dal titolo Sergio Vacchi. Virtual life, presentata dalla critica Barbara Rose. Nello stesso anno la mostra antologica allestita al Palazzo della Permanente di Milano, viene spostata al Boca Raton Museum di Miami (Florida).

Nel 2001 Vacchi espone presso l’Andito degli Angiolini di Palazzo Pitti, con presentazione di Antonio Paolucci.

Nel 2002 dodici disegni e un autoritratto vengono acquisiti dal museo degli Uffizi.

Abita nel castello di Grotti, dove ha sede anche la Fondazione Vacchi. Nel 2007 smette di dipingere, malato di Parkinson. Nel 2015 riceve il Sanese d’Argento dall’amministrazione comunale di Siena. Si spegne il 15 gennaio 2016.