Nel 1952 Tano Festa si iscrive all’Istituto d’Arte in via Conte Verde a Roma e si diploma nel 1957 in “Fotografia Artistica” con il professore Alberto Libero Ferretti. Questi racconta come Festa fosse attratto soprattutto dagli effetti della reazione chimica, che si ottengono in camera oscura gettando l’acido direttamente sulla carta fotografica.
La prima esposizione di Tano Festa documentata è la partecipazione alla “Mostra di Pittura” per il “Premio Cinecittà”, organizzata dal Partito Comunista Italiano nell’ottobre 1958. I disegni che sono rimasti a testimoniare i suoi esordi, tra il 1956 e il 1958, hanno ascendenze surrealiste: un impianto segnico talvolta inquadrato in una visone prospettica, che ricorda i dipinti di Matta.
Nel 1959 Tano Festa approda alla galleria La Salita di Gian Tomaso Liverani, all’epoca una delle sedi espositive più prestigiose a Roma per l’arte contemporanea.
Nel 1960 Festa abbandona la gestualità informale e realizza i suoi primi dipinti monocromi. Privilegia il colore rosso solcato da strisce di carta, imbevute dello stesso colore, che scandiscono verticalmente la superficie del quadro.
Nel 1961 Festa partecipa al “XII Premio Lissone” e a partire da quest’anno si intensificano gli inviti alle mostre a conferma del crescente interesse che la critica rivolge al suo lavoro.
Nel 1962 fanno il loro ingresso, nell’arte di Tano Festa, gli oggetti. Finestre, Porte, Armadi, oggetti del comune mobilio, ricostruiti dal falegname secondo il disegno dell’artista, privi di cardini, maniglie, serrature, perennemente chiusi.
Il 1965 è l’anno del primo viaggio di Tano Festa a New York. Festa lavora a New York nella prospettiva di una mostra di nuovi quadri alla galleria “La Tartaruga” di Roma che, infatti, si terrà nell’ottobre di quell’anno.
Nel marzo del 1970 Festa presenta i suoi nuovi lavori alla galleria “La Tartaruga” nella mostra personale intitolata: “I quadri privati”, dipinti in cui utilizza i ritratti fotografici ingranditi di alcuni dei suoi familiari. Il ritratto diventerà in seguito un genere sempre più frequentato nell’arte di Tano Festa.
Nel 1978 è invitato alla Biennale di Venezia, dove tornerà ad esporre nel 1980, e nel 1984.
Tano Festa, nei suoi ultimi dieci anni di vita, si dedicherà soprattutto alla pittura ad acrilico. Il ritratto sarà il soggetto più frequente. Volti di amici o figure immaginarie prese dalla letteratura (Don Chisciotte, 1987), oppure volti allucinati che citano la pittura di Ensor (Il carnevale. Omaggio a Ensor, 1985). Nonostante siano figurativi questi dipinti di Tano Festa, non si possono definire naturalistici, soprattutto per la tecnica utilizzata che dà alle figure un carattere ermetico, oscuro.
Nel marzo del 1988, poco dopo la scomparsa dell’artista, viene inaugurata una mostra antologica, a cura di Achille Bonito Oliva, ospitata dal Comune di Roma nei locali dell’ex Stabilimento Peroni, oggi Museo di Arte Contemporanea di Roma. Un altro importante omaggio al lavoro dell’artista è stata la mostra antologica ospitata nell’ambito della XLV Biennale di Venezia, nel 1993.