Da sempre tema caro agli artisti di ogni epoca e generazione, il soggetto”figura umana” è indagato, in questa mostra a cura di Martina Giubila, nelle diverse accezioni che si sviluppano attraverso una raffinata collettiva di autori tra i più rappresentativi della ricerca pittorica italiana degli ultimi decenni.
I volti, i corpi, spesso solo le sagome, abbandonano l’antropomorfismo, com’è caratteristico nelle evoluzioni contemporanee, a favore dell’essenza che ci viene trasmessa attraverso la tela o la carta dipinte. La “figura” resta nota caratterizzante ma allo stesso tempo pretestuosa, per raccontare altro che non sia specifico a se stesso ma piuttosto globalizzante, in un’ottica di valori assoluti in cui ogni presenza umana può appartenere al singolo osservatore.
Ecco allora che l’apparente “Ritratto di signora” del 1938 realizzato da Carlo Levi, ci riporta ai tipici colori rossi della Scuola Romana, alle sue reminiscenze etrusche e alla luce dei tramonti capitolini.
Nelle “Bagnanti” di Fausto Pirandello realizzato negli anni ’60, oltre quelle sagome si avverte nettamente la calura asfissiante e la luce accecante delle ore centrali della giornata e,seguendo sempre un ordine cronologico, negli stessi anni, l’opera “Lo Gnorri” di Corrado Cagli, ci mette in contatto con la magia del feticcio tribale, della maschera in tutta la sua consistenza sciamanica, rafforzata dall’uso dei colori tipici delle terre africane e dal nero dell’ebano. Anche l’affresco su tavola “Il mantello di San Martino” dell’eclettico Carlo Guarienti, datato 1965, pur rappresentando una descrizione specifica ed illustrativa di alcuni episodi della Divina Commedia non abbandona neanche un po’ la sua connotata indole metafisica e surreale.
Nel decennio successivo Mimmo Rotella, con un suo Effacage del 1972, sarà protagonista del percorso espositivo, con la sua particolare tecnica consistente nel ritagliare fogli di carta da riviste e giornali e nel passarci sopra un solvente in modo che l’immagine si decolori in parte o del tutto; anche in questo caso la “figura femminile” resta imprigionata tra l’erotismo e la storia dell’arte con il chiaro messaggio di voler bloccare definitivamente nella memoria, disarticolandolo dal banale quotidiano, quello che sarebbe stato un messaggio di scarto come appunto una pagina di una qualsiasi rivista.
La mostra proseguirà cronologicamente con opere di Sergio Sarri, Sergio Vacchi, Sandro Chia, Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giosetta Fioroni, Paul Kostabi, Matteo Basilè e Robin Clerici.